Eugenio Comincini, 39 anni, sotto Villa Greppi

«Non vedo mai controproposte». «Mi ripresento perché è giusto che gli elettori giudichino il lavoro della mia squadra». «Da Cassamagnaghi ho ereditato solo il contratto di quartiere. Il resto sono affermazioni ridicole». «Il Pd a Cernusco è un partito moderno e riformista». «Nove aspiranti a Villa Greppi sono tanti»

20 Aprile 2012

Prosegue la nostra presentazione dei candidati alla poltrona di Villa Greppi. Questa volta abbiamo chiacchierato proprio con l’attuale “titolare”: il sindaco Eugenio Comincini. Anima Pd, appoggiato da tutto il centrosinistra.

La sua candidatura è una logica naturale o ha dovuto pensarci?

«Una riflessione l’ho fatta eccome, consapevole che i prossimi cinque anni non saranno una passeggiata. E ho accettato per una serie di ragioni, prima tra tutte il fatto che questo mio mandato ormai passato è giusto che venga giudicato dagli elettori. Ha inciso molto anche la possibilità di avere una squadra compatta che mi ha sempre supportato e non mi ha mai fatto sentire solo».

Sbaglio o siamo davanti a una campagna elettorale soft?

«Rispetto a quella di cinque anni fa è molto anomala. Credo che lo spezzettamento esagerato dell’offerta politica, con nove candidati e solo noi con una vera coalizione, non ha fatto bollire l’acqua della campagna elettorale, ma l’ha raffreddata. Di sicuro, non è mia la responsabilità se gli altri aspiranti non stanno facendo quasi nulla».

Invece voi cosa state facendo?

«Siamo partiti con il nostro programma e portiamo avanti una campagna elettorale improntata sulle idee cercando di spiegare ai cernuschesi cosa andremo a fare. Non capisco, invece la tattica degli altri otto».

Beh, comunque un obiettivo comune pare che l’abbiano. Criticare il suo operato...

«Appunto. Lavorano contro di me e non per la città. Leggo le loro invettive su internet, ma di cose concrete sulla carta poco o nulla. Noi abbiamo fatto uno sforzo notevole per portare nelle caselle di tutti i cernuschesi le nostre proposte. Inoltre i loro attacchi si basano su come avrei lavorato male io, ma non vedo controproposte vere. Un disfattismo che non porta da nessuna parte. E comunque agli attacchi personali ho deciso che non risponderò».

Replica almeno a chi continua a dire che vi fate belli con progetti che erano già stati avviati dalla precedente amministrazione di centrodestra condotta da Cassamagnaghi?

«Sono affermazioni ridicole. Quanto abbiamo fatto è grazie alle risorse tirate fuori dai nostri bilanci, alle nostre gare d’appalto e alla nostra programmazione. Abbiamo ereditato solamente il contratto di quartiere e non ho problemi ad ammetterlo».

Mi dice tre punti chiave del suo programma?

«I pilastri sarebbero cinque. Se devo sceglierne tre direi: primo, la realizzazione del nuovo polo scolastico. Secondo, un impegno sul lavoro per realizzare spazi per start up d’impresa e per condivisioni di attività professionali per sviluppare nuove attività. Siamo consapevoli del momento difficile però ci crediamo. Terzo, inserire nelle scuole medie il tablet, un progetto per il quale ci siamo già mossi con una multinazionale che sponsorizzerebbe la classe pilota. Poi, nel quinquennio, noi dovremo trovare i finanziamenti per tutte le altre».

Ha un sogno nel cassetto per Cernusco che non ha ancora reso pubblico?

«Non è nel programma perché non dipende da noi, ma non possiamo continuare ad appoggiarci a un ospedale che nei prossimi vent’anni avrà problemi logistici. Mi piacerebbe contribuire alla nascita di un nosocomio moderno che serva la zona della Martesana. Si deve però iniziare fin da ora a lavorare al progetto insieme alla Regione. Secondo me non è una cosa impossibile da realizzare».

Rottamatore oppure fedele al Pd sempre e comunque?

«Sono felice e orgoglioso di fare parte di questo partito che a Cernusco ha già saputo rinnovarsi ed essere moderno e riformista proponendo un sindaco e un segretario che non hanno ancora quarant’anni. Aggiungo anche: un partito che mi ha sempre supportato. Di fatto da noi il ricambio generazionale è già avvenuto e anche la lista dei candidati al consiglio comunale, con un’età media che non raggiunge i 38 anni, lo conferma. Senza parlare di rottamazione abbiamo dato un segnale importante. Ora credo che anche a livello nazionale ci sia bisogno di un ringiovanimento. Esistono cicli ed è giusto accettare la loro fine. So che sarà un po’ più dura, ma l’esempio di forte rinnovo che arriva da molti comuni contribuirà a fare in modo che il processo avvenga».

L’obiettivo è quello di essere eletto al primo turno?

«Vedo difficile una vittoria senza passare dal ballottaggio per due motivi. Il primo è che la nostra città non è mai stata di centrosinistra e dovremo essere bravi a convincere della bontà delle nostre idee tanti elettori che a livello nazionale non la pensano come noi. Il secondo è che nove candidati sono oggettivamente tanti e rischiano di erodere il consenso. L’obiettivo che ci siamo posti è di vincere. E sono convinto che ce la faremo. Poco importa se al primo o al secondo turno».

In caso di vittoria confermerà gli assessori uscenti?

«Tutti non potrei comunque visto che si passa da sette a cinque. In giunta ho figure che potrebbero dare continuità al lavoro svolto fino ad oggi, però credo che sarà corretto attendere il voto e capire cosa indica la gente. Dopodiché sceglierò in autonomia, previo ascolto dei partiti che mi hanno appoggiato».

In una battuta perché i cernuschesi dovrebbero rivotarla?

«Perché sono e siamo stati coerenti con il programma elettorale anche se non l’abbiamo realizzato tutto. Perché abbiamo amministrato bene nonostante la crisi economica in atto. Abbiamo sempre parlato e ascoltato i cernuschesi e in anni difficili la città è migliorata in servizi e strutture. Credo che la squadra si sia guadagnata la fiducia anche di chi non ci aveva votato».

Roberto Pegorini