Claudio Gargantini, 50 anni

«È assurdo che l’assessore all’Istruzione Zecchini non sappia quanti bimbi da zero a 3 anni ci siano in città». «Tra i miei colleghi mi piace lo stile di Mandelli». «Amico di Zacchetti, non in aula»

17 Maggio 2013

Durante la scorsa legislatura a metà mandato ha salutato la maggioranza (e il Pd) in dissenso con il sindaco Comincini e la sua giunta. E dopo aver fondato la lista civica Persona e città ne è diventato il capogruppo in aula consiliare. Ed è da questo punto di vista che Claudio Gargantini fa opposizione al governo locale.

Partiamo con l’argomento asili nido su cui lei anche lunedì sera in aula si è molto battuto.

«L’amministrazione deve essere in grado di coordinare tutti i servizi dell’infanzia. Ma l’assessore Rita Zecchini non sa neppure quanti sono i bambini da 0 a 3 anni in città. Poi occorre anche ripristinare il registro delle baby sitter e attivare le iscrizioni via Web. Solamente dopo andranno sviluppati i servizi e capire se serve un nuovo nido. Invece vedo solo improvvisazione da parte dell’assessore. Assurdo lavorare in particolare sull’infanzia in questo modo».

Pare di capire che non stimi molto l’assessore Zecchini.

«Non è così. Le mie critiche nei suoi confronti arrivano perché da lei mi aspetto molto di più. Invece rischia di fare rimpiangere il suo predecessore Magistrelli». 

Sempre in tema scuola, lei è molto critico anche su come il Comune sta affrontando i problemi legati alla materna...

«Una nuova scuola era nel programma di Comincini del 2007 e anche del 2012. Ora si piange miseria per il Patto di stabilità e si dice che non si può fare, ma perché non si è costruita prima? La verità è che c’è incapacità di progettazione da parte di questo Pd visto che Vivere Cernusco qualche idea l’ha anche se non possiede i numeri politici per farsi sentire. E poi è una discriminazione voler far pagare il Servizio educativo integrato solamente alle famiglie che dovranno accedervi perché in lista d’attesa. Come può un assessore di Rifondazione comunista accettare questa ingiustizia?».

Cosa ne pensa, invece, della proposta dell’associazione “Attiva-Mente”, appoggiata dal M5S, di indire un referendum sui finanziamenti alle scuole paritarie?

«Il referendum, seppur contemplato nello statuto comunale, non si potrà fare perché manca il regolamento. Attiva-Mente poteva anche non saperlo, ma il consigliere grillino Aimi sì. Ora un regolamento andrà fatto, ma il capogruppo dell’M5S non ha ancora presentato la richiesta alla Commissione competente».

Ma lei è favorevole o no al referendum?

«Dopo aver fatto il regolamento, certamente, ma non in modo confuso. Bisogna fare una domanda precisa che la gente comprenda subito. La consultazione andrebbe fatta in questo semplice modo: volete o no costruire una nuova scuola? Volete o no abbattere quella esistente in piazza Unità d’Italia?».

Che rapporto ha con gli altri colleghi dell’opposizione?

«Per restare ai grillini, con Aimi ho un rapporto ondivago. Lui paga il problema di essere un 5 Stelle. Non sono una vera lista civica e hanno sempre la preoccupazione di proporsi come i puri. Pensano di essere solo loro bravi. Apprezzo molto, invece, lo stile del leghista Cristian Mandelli che vive bene il suo ruolo di neofita. Il Pdl purtroppo non è pervenuto anche se con Gianluigi Frigerio ho lavorato bene sulla questione della rappresentanza nella Consulta dello Sport e ho firmato alcune sue mozioni. Ma io sottoscriverei anche quelle della maggioranza se fossero valide e andassero nella direzione del bene di Cernusco».

A volte non si sente l’unica “spina nel fianco” della maggioranza?

«Purtroppo sì. Lunedì in consiglio comunale mi sembrava di essere solo dietro i banchi dell’opposizione. Forse sono facilitato dal fatto che conosco bene il modo di ragionare del Pd anche se a volte questo mi porta all’errore perché mi concentro più sul loro stile e metto per qualche secondo da parte i contenuti. Però sottolineo che faccio sempre opposizione costruttiva. Critico quello che credo non vada bene, ma ho sempre una controproposta da mettere sul tavolo».

Se la sente di salvare qualcuno di questa giunta?

«Non salvo nessuno perché è troppo larga la forbice che c’è tra quello che potrebbero fare e quello che fanno. Questa giunta e questa maggioranza hanno giocato la carta del sorrisino. Ti dicono di lavorare insieme, ma appena disturbiamo un attimo i loro piani ci tolgono spazio. Questa è quella che definisco l’ipocrisia della politica».

Almeno apprezza il lavoro del presidente del consiglio comunale Fabio Colombo che anche lei ha votato?

«Colombo si sta dimostrando peggio del suo precedessore Perego. Non è assolutamente super partes. Anche lui con il suo sorrisino sulle labbra aiuta a più non posso la maggioranza. Da lui mi aspettavo un maggior distacco. E poi è chirurgico. Se parlano, che ne so, Aimi (M5S) o Keller (Pdl) è partecipazione, se parlo io pensa: vediamo un po’ come posso togliergli la parola».

Con l’assessore Ermanno Zacchetti in campagna elettorale ebbe un battibecco. Chiuse le urne, visto che siete sempre stati amici, vi siete chiariti?

«In politica l’amicizia non esiste e nei nostri ruoli istituzionali io mi comporto in tal senso. Da lui pretendo sempre il massimo. È vero che in quella coalizione non è facile uscire dal coro, ma ha le sue responsabilità perché non trova la forza di essere critico come so che vorrebbe essere su certi argomenti. Ad esempio le tribune nuove dello stadio che sono fatte male. Dovrebbe dirlo apertamente».

Come prosegue l’esperienza Persona e Città dal punto di vista dell’associazione?

«È nata a marzo e va molto bene. Fa emergere problematiche che poi danno spunti alla lista civica per iniziative politiche. Comunque, un domani, potrebbe esserci un distacco progressivo per ragionare con altre liste civiche».

Posso chiederle per chi ha votato alle elezioni di febbraio?

«In Regione per Ambrosoli. Alle Politiche l’M5S per due motivi. Il primo perché credo fosse arrivato il momento di tirare un po’ la corda; il secondo è che volevo scoprire le carte di Grillo. E mi pare che si sia dimostrato consciamente o inconsciamente, un nuovo Berlusconi. Ha catturato il dissenso portandolo a Roma, però quando poteva fare mosse importanti per cambiare le cose non l’ha fatto».

Roberto Pegorini