Micheli con Matteo Renzi a Cernusco

«Dobbiamo partire da questo per vincere, insieme alle altre forze del centrosinistra». «Chi chiede le mie dimissioni da consigliere comunale vuole fare un regalo ad Alessandrini». «Soddisfatto del successo della seconda edizione della Leopoldina». «Sono pronto a fare da tramite tra Regione e amministrazione locale»

25 Ottobre 2013

Capogruppo di Segrate Nostra, nonché consigliere regionale del Patto Civico di Ambrosoli. Sicuramente Paolo Micheli è uno degli uomini politici più in vista di Segrate. Iniziamo a stuzzicarlo e vediamo come reagisce.

Quando si dimette da consigliere comunale?

«La questione del doppio incarico è un falso problema, visto che non ho doppio stipendio. Ho rinunciato da subito al gettone di presenza che percepisco come consigliere comunale. E le mie dimissioni, al contrario di quanto asserito da qualcuno, non dipendono neppure da chi entrerebbe al mio posto perché sono persone che stimo e che hanno la mia totale fiducia. Chi me le chiede sta solo facendo il gioco di Alessandrini e questo favore, al sindaco, non lo faccio perché è chiaro che con me in aula l’opposizione è più forte».

Ma come fa a conciliare il doppio impegno?

«Tranquillamente. L’impegno in Regione è gravoso, ma non viene intaccato da quello per le cose di casa e viceversa. Anzi. Dedico il cento per cento del mio tempo alla politica e su alcune tematiche il mio ruolo segratese mi permette di avere una prospettiva migliore rispetto agli altri colleghi dei Pirellone. Ad esempio, ora stiamo affrontando la questione dell’amianto e il mio punto di vista, partendo dall’esperienza avuta con il caso della Serravalle, credo sia migliore e maggiormente informato».

Perché Segrate Nostra ha rifiutato la fusione con i cugini di Insieme per Segrate?

«Abbiamo discusso a lungo al nostro interno e si è ritenuto di andare avanti per la nostra strada».

Risposta un po’ vaga... Me la argomenta maggiormente?

«Ci sono problemi personali. Abbiamo fatto una proposta ragionevole di coordinamento delle due liste civiche, ma la leader di Insieme per Segrate, Paola Monti, l’ha rifiutata. A quel punto abbiamo deciso di proseguire per la nostra strada».

In realtà Paola Monti sostiene che molte scelte che lei fa non sono per il bene di Segrate Nostra, ma per fare risaltare solo la sua persona...

«In campagna elettorale dissi che non avrei speso un euro e neppure un minuto per parlare male o rispondere a tutti coloro che potenzialmente si schieravano in opposizione ad Alessandrini e alla sua coalizione. Presi questo impegni e ho intenzione di portarlo avanti anche adesso. Non intendo replicare oltre alle provocazioni di Paola o di altri».

A volte non le pare di esagerare in aula a presentare interrogazioni, mozioni e interpellanze? Alcune sembrano un po’ pretestuose.

«No. Il consiglio comunale si incontra una volta al mese per queste questioni ed è l’unico momento che hanno le forze di minoranza per esprimere opinioni e condividere idee. È un momento che ci teniamo stretto».

Va bene, ma l’interpellanza sul convegno degli Ufo... Non sarebbe bastato chiedere al sindaco se avesse avuto o meno un costo per le casse pubbliche?

«Con l’interpellanza ci viene data una risposta ufficiale. A voce si può dire qualunque cosa. Le chiacchiere fatte nei corridoi non hanno alcun peso. E comunque  mi pare che i nostri interventi riguardino sempre questioni pesanti e importanti che hanno interesse sulla vita dei segratesi».

In questa sua avventura politica riconosce di aver commesso qualche errore?

«A volte mi chiedo se il processo che ora sta portando ad aggregare le forze del centrosinistra non dovesse essere utilizzato anche per le precedenti amministrative dove invece ci siamo scontrati. Ma una risposta che mi conforta me l’hanno data i segratesi che mi hanno votato permettendomi di diventare consigliere regionale».

Quindi, nessun errore?

«Diciamo che se avessi saputo che la mozione con cui chiedevamo il ritiro del Pgt avrebbe portato il sindaco a querelarci, come di fatto è successo, non avrei chiesto ad altri consiglieri di firmarla, ma l’avrei portata avanti da solo. Mi spiace di averli coinvolti».

Come è andata la seconda edizione del convegno “Se io fossi sindaco...” ormai diventato famoso come “Leopoldina” che si è tenuto sabato scorso?

«Direi proprio bene. La cosa più notevole è che la prima edizione era partita come una cosa quasi interna a Segrate Nostra, mentre questa volta ha visto la partecipazione di tutta la politica segratese. Un momento di discussione riconosciuto anche dalle altre forze di minoranza e di maggioranza che erano presenti tra il pubblico. Molto interessante è anche stato l’intervento-confronto tra il segretario cittadino del Pd Dario Giove e del candidato alla guida futura, Damiano Dalerba. E mi piace sottolineare anche un sms del sindaco Alessandrini che ci ha augurato buon lavoro».

C’è un intervento che l’ha particolarmente colpita?

«Più di uno. Diciamo che i cinque minuti del professor Gianluca Poldi sull’educazione sono stati notevoli». 

Concretamente cosa sta facendo in Regione per Segrate?

«Più cose. Ad esempio mi è appena arrivata la risposta sul caso trivelle in Martesana. E poi ho fatto alcune interrogazioni sulla Viabilità speciale di Segrate per capire l’impegno che vuole mettere la Regione sul tema. In questo senso sono in continuo contatto con l’assessore regionale Del Tenno. E vorrei aggiungere una cosa su questo argomento».

Prego.

«Ho scritto ad Alessandrini e all’assessore Lazzari rendendomi disponibile a fare da tramite con i vertici regionali su questioni che interessano il nostro territorio».

Le hanno risposto?

«Per il momento no».

Prossimo passo che farà al Pirellone per la nostra città?

«Un’interrogazione sulla stazione ferroviaria e sul suo stato di degrado. So che Trenord è in mano alla Regione, quindi qualcosa almeno all’interno della struttura, la potrebbe fare».

Torniamo alle questioni prettamente segratesi: allora il centrosinistra andrà compatto alle prossime amministrative?

«Le ultime elezioni regionali hanno detto una cosa chiara: Il Pd e le forze che si identificano in Segrate Nostra unite sono la maggioranza in città. E su quest’asse dobbiamo andare a costruire l’alleanza che punterà alle prossime amministrative. Naturalmente coinvolgendo anche le altre realtà di centrosinistra come Sel».

Lei è un renziano convinto e si è anche schierato apertamente a favore del sindaco di Firenze. Ma come concilia questa sua posizione con il fatto che non è iscritto al Pd?

«La forza di Matteo Renzi è proprio questa. Abbraccia più mondi che non voterebbero il Pd e non sono iscritti al partito. Ad esempio Anna Scavuzzo, capogruppo a Milano degli arancioni del sindaco Pisapia. E anche io faccio parte di queste persone. Credo che un Pd che tornasse alle origini convincerebbe persone come me a prendere in considerazione l’ipotesi di tesserarsi».

A Segrate serviranno le primarie per trovare il candidato sindaco del centrosinistra?

«Considero le primarie uno strumento di partecipazione straordinaria e le applicherei in ogni circostanza. Chiaro però che se si convergerà su un unico candidato non serviranno».

Pronto a correre?

«In questo momento la mia candidatura non è in campo».

Le risulta ce ne siano altre?

«No».

Cosa ne pensa del fatto che il gruppo degli Indipendenti, ex Pdl, abbiano aperto al centrosinistra?

«Segrate Nostra non siederà allo stesso tavolo degli Indipendenti. Non è una questione personale, ma politica».

Quindi al Pd direte: o noi o loro?

«Un tema che penso non si porrà neppure».

E dei continui battibecchi in maggioranza che idea ha?

«Chi vince ha diritto di governare. Ora però il primo partito in aula non era neppure presente alle elezioni. Chiaro che si trovino in difficoltà con il Pdl. Comunque se hanno le gambe camminino pure, altrimenti si facciano da parte».

In fatto di litigi anche voi dell’opposizione però...

«A me sembra che siamo migliorati anche sotto questo aspetto. E dal congresso del Pd mi aspetto molto per il futuro».

Alessandrini arriverà a fine mandato?

«Mi auguro di no».

Ma pensa che...?

«Che non ci arriverà. Credo che in primavera si andrà a votare. Con un Pd nuovo e forte, e un centrosinistra coeso, chiederemo con insistenza ad Alessandrini le dimissioni. Abbiamo già ottenuto quelle di Zanoli. Ora il nostro lavoro va completato».

Roberto Pegorini