Selfie di Gargantini con Rurale, presidente Fc

«Non ho timore e comunque alle mie spalle sento gli oltre mille voti che ho raccolto». «Contro i forti ho sempre fatto muro contro muro». «Comincini sarebbe un buon amministratore di condominio»

23 Maggio 2014

ella passata legislatura a un certo punto si è sfilato dalla maggioranza e dal Pd. Per poi creare una lista civica “Persona e città” venendo eletto nel 2012. Ora siede in aula all’opposizione. Lui è Claudio Gargantini.

Ultimamente era un po’ sparito, ora è tornato a farsi sentire anche in aula, ma che fine aveva fatto? 

«Sparito non direi proprio. Il mio impegno di testa e cuore non è mai mancato. Ho avuto un cambio lavorativo a cui va aggiunta la famiglia e gli impegni sociali. Mi sono trovato a dovere impostare differentemente le giornate per ottimizzare le energie e questo ha richiesto un po’ di tempo per trovare il ritmo giusto. Comunque ho sempre dato massima disponibilità a chiunque mi fermasse per segnalarmi problemi e disguidi. Diciamo che sono sempre stato sul pezzo, altrimenti come farei a essere tornato». 

Si sente solo visto che è l’unico rappresentante in consiglio comunale di Persona e Città? 

«Essere solo non mi crea problemi. Anche quando sono stato in qualche partito facevo opposizione al partito stesso. Da solo. E comunque non sono solo, ma con me ho i circa mille voti di chi mi ha eletto. Agisco guardando sempre il bene comune e se questo vuol dire stare solo, va bene così. Non è un segreto che in Persona e Città qualcuno si è fatto già da parte, ma ho sempre detto che questa lista civica è simile a un treno: chiunque può scendere quando vuole». 

E con gli altri colleghi di minoranza? Mi pare che anche lì siete molto slegati... 

«Nella precedente legislatura l’opposizione non c’è dubbio che aveva elementi con un background notevole. Penso ad esempio a Daniele Cassamagnaghi o a Rocchi. Se lanciavo una provocazione mi seguivano al volo, anche perché avevano conoscenza storica della città e dei suoi problemi. A questo giro c’è molta inesperienza, ma lo dico senza polemica. E dall’altra parte, invece, ci sono dei volponi. Comunque non è obbligatorio che l’opposizione sia uniforme». 

Oramai la possiamo definire di centrodestra? 

«Grazie per la domande che mi permette di fare chiarezza. Siamo una lista civica vera che non nasconde un’appartenenza politica. Mi definisco un consigliere comunale liquido. Le ideologie sono saltate, hanno fatto la loro storia. Sto fisso sul territorio avendo ben presente il bene comune e quello della persona. Ascolto tutti e costruisco gradini, che poi sgretolo, per raggiungere obiettivi. Il mondo cambia, dobbiamo leggere le nuove esperienze e a me non spaventa tutto questo. Se vogliamo è la mia forza e, collegandoci a quanto detto prima, per questo non ho paura di essere da solo». 

Non crede che a volte con un atteggiamento meno aggressivo potrebbe avere l’ascolto della maggioranza e ottenere qualcosa in più? 

«Secondo me conta solo raggiungere l’obiettivo e sono convinto che quando hai un atteggiamento fermo e duro il tuo interlocutore dopo ci riflette seriamente su quanto affermi. E poi con i più forti ho sempre fatto muro contro muro. È nella mia cultura. Essere duri secondo me ci sta. A volte parlare con toni pacati anestetizza le situazioni. Siamo in un’aula consigliare, non seduti attorno a un camino per fare quattro chiacchiere». 

Cosa risponde a chi l’ha accusata di essere spesso assente durante i consigli comunali? 

«Non amo giustificarmi, ma posso dire che non sono mai stato assente perché ero a fare un happy hour. La risposta alla sua prima domanda dà spiegazioni anche a questa». 

Il sindaco Comincini proprio non le piace, giusto? 

«Se devo andare a mangiare un risotto con lui, lo faccio anche tutti i giorni. Non ho nulla contro la persona, ma eticamente è nel Medioevo. I treni ha perso per una visione errata sono sotto gli occhi di tutti. Basti pensare all’arrivo della Facoltà di Scienze Motorie o all’ex Garzanti. Gli riconosco una grande capacità di tenere insieme un gruppo a scapito, però, del bene comune. Vista la sua estrazione culturale lo definirei, senza volerlo offendere sia chiaro, un buon pastore. Come persona mi piace, ma come politico non lo voterei mai. Non è un sindaco, ma un buon amministratore di condominio». 

E se il sindaco invece fosse lei? Mi dà tre flash di cosa farebbe immediatamente? Partiamo con il primo punto. 

«Innanzitutto una sala digitalizzata come si deve. Quando ci sono le commissioni, i consigli comunali e le sedute di giunta, dovrebbe partire un sms di avviso ai cittadini che lo richiedono e con web cam per vedere davvero tutto quanto si svolge a Villa Greppi». 

Il secondo? 

«La rianimazione del centro sportivo di via Boccaccio che è morto. Si trova in una zona di massima espansione abitativa. Va rimesso in piedi il vecchio progetto della Federazione di Hockey portando lì anche il rugby, sport in forte espansione. Sistemare il velodromo e creare una zona per mountain bike, dopodiché costruire anche strutture collegate come la club house». 

Infine il terzo. 

«Lo spostamento dell’Ipsia con l’abbattimento della scuola di piazza Unità d’Italia decentrando questo istituto nella zona est della città. In questo modo si allargherebbe tutto il centro storico pedonale che andrebbe dal metrò a Villa Alari, dalle Marcelline all’Uboldo». 

Questione “Iene”. Per il bene dei bambini non sarebbe stato meglio starsene tutti un po’ più zitti vista la delicatezza dell’argomento? 

«Il mio ruolo è stato solo quello di criticare gli ambiti istituzionali che hanno parlato. Non sono mai entrato nell’oggetto della questione, bensì ho preso le distanze dal dottor Molgora che ha sdoganato il tutto con quell’intervista, e dal sindaco che pensava di fare il buon pastore pur sapendo che le Iene non venivano qui per sorridere con lui. Non ho speso una parola nei confronti degli assistenti sociali e questo ci tengo venga sottolineato». 

Per quale motivo se l’assessore Silvia Ghezzi e il consigliere comunale Danilo Radaelli fanno parte del direttivo di un’associazione locale sono in conflitto di interessi e se lei è membro del consiglio dell’Fc Cernusco invece no? 

«Quando ho parlato della questione in consiglio comunale, ammetto di avere forzato il problema coinvolgendo anche Radaelli. In realtà credo che in conflitto siano solo gli amministratori che si trovano nel doppio ruolo di giocatore e arbitro. È una questione di opportunità. Per inciso, se fossi sindaco o assessore lascerei subito l’incarico che ho». 

Che riflessione fa sul recente arresto che ha visto coinvolto l’ex sindaco Gianstefano Frigerio? 

«Innanzitutto che a livello politico a Cernusco non aveva alcun incarico. Fa comunque specie perché si tratta di un ex sindaco e perché è stata tirata in ballo anche l’associazione cittadina “Tommaso Moro” che ha spesso organizzato iniziative culturali e sociali importanti. Credo che in questo senso sia giusto differenziare le responsabilità di Gianstefano Frigerio dal nome dell’associazione che ha sempre lavorato bene. E il suo direttore, Gianluigi Frigerio (consigliere comunale di Forza Italia, ndr), dovrebbe fare sentire la sua voce in tal senso». 

Roberto Pegorini