Monique Scisci mostra il suo libro

«Averlo pubblicato è un sogno che si avvera». «Ci sono voluti tre anni per scriverlo». «Ho puntato sull’aspetto psicologico dei personaggi e sui luoghi geografici»

28 Settembre 2012

Non pensa che i vampiri esistano e li considera una credenza popolare frutto di superstizioni. Eppure questo non le ha impedito di scrivere “L’Ampolla Scarlatta”, romanzo fantasy edito da Ciesse (18 euro il prezzo di copertina). Lei è Monique Scisci, 30 anni, peschierese di San Bovio alla sua prima fatica letteraria. Ci diamo del tu.

Da dove nasce questa passione per la scrittura?

«Fin da giovane ho sempre scritto molto, più che altro cose personali. Tre anni fa a furia di leggere fantasy, la mia passione, ho deciso di provare a scrivere un romanzo e mi sono accorta che mi veniva abbastanza semplice».

Quanto tempo hai impiegato per ultimarlo?

«L’ho scritto piuttosto velocemente, poi l’ho abbandonato per sei mesi e quando l’ho ripreso in mano ho cambiato circa il 70 per cento dei capitoli. Ho terminato  il tutto nel dicembre 2011».

Ed è iniziata la caccia all’editore, immagino...

«Già. Ho subito cercato case editrici che si occupassero del genere fantasy e in tre mesi ho ricevuto sei proposte. Ho scelto Ciesse perché dal contratto che mi hanno proposto ho subito intuito la loro serietà. Dopo varie correzioni con il mio editor è stato stampato, e il 10 luglio è stato lanciato in tutta Italia».

Un libro che narra di vampiri, giusto?

«Esatto, ma ne parla in una chiave particolare. Non ho focalizzato tanto l’elemento paranormale, mi sono soffermata sull’aspetto psicologico dei personaggi. In particolare Aurora, la protagonista, che viene a conoscenza di una verità scomoda e analizzo il suo percorso mentale».

Ma tu credi nei vampiri?

«Non credo in niente e neppure nei vampiri. Per natura sono una persona scettica. I vampiri sono solo credenze popolari, frutto di superstizioni».

Due mesi e mezzo sono pochi, ma si può trarre un primo bilancio sulle vendite?

«Per essere una scrittrice sconosciuta pare stia andando bene. Sono quarta nei libri venduti dalla casa editrice. Spero di proseguire così. Importante è farsi conoscere e per questo motivo fino a marzo ho già un calendario di impegni  promozionali. Il primo appuntamento sarà il 6 ottobre a Susegana, in provincia di Treviso, per la rassegna “Libri in cantina”».

Nella vita di tutti i giorni di cosa ti occupi?

«Lavoro part time nel reparto commerciale di un’azienda edile e adesso collaboro con un Web magazine che, naturalmente, si occupa di fantasy».

Forse è presto per dirlo, ma la tua vita è cambiata dallo scorso 10 luglio?

«Non vorrei sembrare presuntuosa, ma direi di sì. L’editor che mi ha aiutato a correggere il libro mi ha preso un po’ sotto la sua ala e mi dà del lavoro da svolgere come recensioni su racconti. Però mi piace e mi permette di farmi conoscere ulteriormente».

Hai già iniziato a lavorare sul secondo libro?

«Sto scrivendo il seguito de “L’Ampolla Scarlatta” e poi un altro romanzo fanta-thriller che analizza il mondo dell’esoterico. Inoltre mi sto cimentando in diversi racconti che verranno pubblicati ad aprile in un’antologia».

Scrittore preferito?

«Non ne ho uno in particolare. Al genere fantasy mi sono avvicinata tramite Terry Brooks e la sua Trilogia del Druido Supremo di Shannara, ma anche i libri di Bram Sotker (il padre di Dracula, ndr) mi hanno coinvolta particolarmente».

Mai pensato di provare con il genere epic-fantasy?

«No. fatico a pensare di creare un mondo come il genere epico necessita. I più grandi scrittori in quel campo sono nati nel nord Europa, terra ricca di leggende che li facilita sicuramente. Mi trovo molto più a mio agio scrivere di urban-fantasy».

Hai scritto di getto o hai dovuto documentarti e studiare il mondo dei vampiri prima di metterti alla tastiera?

«Ho studiato molto prima di scrivere. Volevo che la realtà coincidesse il più possibile con la storia che andavo a raccontare. L’obiettivo era quasi dare il dubbio al lettore che i vampiri potessero esistere per davvero. Anche i luoghi geografici non sono casuali. Il primo ambientamento è in Val d’Aosta perché è lì che si trovavano una volta i lupi. E in seguito mi sposto in altre zone dell’Europa ben precise. Insomma ho cercato di dare coerenza ai personaggi, ma anche all’ambiente».

Sogni di vedere in un futuro una rappresentativa cinematografica del tuo libro oppure preferiresti che la tua opera restasse solo su carta?

«Per nulla. Mi piacerebbe eccome vedere la trasposizione al cinema del mio libro. Penso sia un po’ il sogno di tutti quello che scrivono. Ma resto con i piedi molto attaccati a terra».

Se non ti avessero pubblicato, continueresti a scrivere?

«Per farmi pubblicare ero pronta a tutto. Anche ad affidarmi ad un’agenzia che curasse la mia opera in modo da presentarla al meglio. Ma se alla fine non avessi trovato un editore non mi sarei fermata e avrei continuato a scrivere».

Di tutto quanto sta accadendoti, qual è la cosa più bella?

«L’essere stata pubblicata equivale ad aver raggiunto il mio obiettivo e di questo ne sono strafelice. E mi fanno molto piacere i messaggi dei lettori che mi raggiungono via Facebook anche senza conoscermi. Oltre a un paio di recensioni positive di blogger».

Roberto Pegorini