Stretta di mano tra Sormani e Micheli
14 Novembre 2012

Si parte con il bersaniano Mario Sormani

 

Nome

«Mario».

Cognome

«Sormani».

Anni

«Sessantacinque».

Primo partito votato.

«Pci come logico visto che uscivo dalla Fgc». 

In passato folgorato da...

«C’era poco da folgorarsi. Vivevo all’Ortica e lì era tutta rossa. La passione è stata per le idee, non per un leader».

Perché Bersani?

«Perché abbiamo bisogno di una persona che dia affidabilità. E tra i due, Bersani mi dà più l’idea di essere navigato. Renzi si sta avvicinando, sta facendo progressi, ma non lo vedo ancora pronto a guidare una nazione».

E se vince Renzi?

«Lavorerò per lui. E se dovesse diventare premier, spero si metta al servizio dell’Italia e degli italiani».

E se vince Vendola?

«Potrei anche essere contento. Si avvicina molto al mio modo di intendere la politica. Mi piace il suo modo di fare, interpreta la vera sinistra».

Se dico rottamazione...?

«Rispondo che è una sciocchezza. Lo stesso concetto l’ha espresso molto meglio l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, usando maggiore stile. L’idea di mandare a casa chi si trova lì da un po’ di tempo, invece, posso anche condividerla. Infatti io, dopo tre mandati in consiglio comunale, mi sono fatto da parte».

Se dico Isole Cayman...?

(ride) «Ti rispondo che io purtroppo non ho una lira. Sono comunque discorsi delicati. Posso dire che se credessi davvero che sono tutti così disonesti avrei smesso di fare politica da un bel pezzo».

Vorrebbe Renzi come sindaco di Segrate?

«Direi proprio di sì perché a Firenze come sindaco si sta comportando bene. E lui, a Segrate, sarebbe perfetto: bloccherebbe lo sviluppo del suolo e non farebbe più costruire nulla».

Le sue tre parole chiave per la politica?

«Onestà, coerenza e saper amministrare bene».

Le Primarie saranno falsate dalle nuove regole?

«Non credo. Penso, invece, che potranno dare uno sviluppo diverso. Sono state un buon punto di partenza anche se a volte utilizzate male. Qualcosa andava cambiato. E poi è bello vedere cinque persone di livello che si sfidano su idee e contenuti. Perché stimo anche Laura Puppato, se fossi donna la voterei, e Bruno Tabacci che mi ricorda molto Mino Martinazzoli».

Un giovane può votare Bersani?

«Dovrebbe. Se non lo fa è perché i giovani vengono su con l’idea del “tutto e subito” e questo in politica non si può fare. Io sono della vecchia scuola che pensa ancora che la gavetta serva eccome».

Un giudizio su Formigoni.

«È stato per qualche anno un buon governatore, poi però si è fatto mettere le mani addosso da tutti. E se ti tirano la giacca, prima o poi...».

Vede già un candidato del Pd alla presidenza della Regione?

«Assolutamente sì. Sono d’accordissimo sul nome di Umberto Ambrosoli. Se come sembra, però, non accettasse le Primarie, allora non avrei dubbi e voterei Fabio Pizzul, un giovane che mi piace molto».

Si farebbe dare un passaggio sul camper di Renzi?

«No, perché ho paura che mi... storterebbe. I Renzi, i Penati e per stare in casa nostra gli Schieppati, hanno una mentalità che non è quella della vera politica di sinistra che piace a me».

Cosa pensa di Di Pietro?

«Era meglio se avesse continuato a fare il magistrato. In politica ha fatto grossi errori, come la storia del figlio. Ripeto, come magistrato lo stimavo molto, ma in politica dà l’impressione anche lui di essere entrato per farsi gli affari suoi».

E di Grillo?

«Non mi fido di un padre-padrone. Mi dà la sensazione di uno che ha perso tutto e allora si butta in politica in cerca di una poltrona. E poi non mi piace che tarpi le ali a persone che lo circondano che sono obiettivamente intelligenti».

Berlusconi non si candida: ci crede?

«No. Con lui, finché non vedo non ci credo».

Renzi ha fatto bene ad andare ad Arcore?

«È una delle cose per cui mi lascia perplesso. Svicolare dal sistema istituzionale per portare a casa qualcosa per la sua Firenze è comunque sbagliato. L’avrei capito se l’avesse incontrato a Palazzo Chigi, non ad Arcore».

Cosa le piace di Renzi?

«Ci voleva un Renzi nel Partito democratico perché finalmente ha riaperto la via del dialogo. Devo ammettere che ultimamente non parlavamo molto e questo non lo reputo mai una cosa positiva. Ora sembra siamo tornati ad essere la vecchia sinistra e questo non può che farmi piacere».

Cosa, invece, non le piace?

«La mentalità giovanile che tutto deve essere in funzione di qualcosa. In questo Bersani è proprio diverso».

È prematuro, ma per il dopo Alessandrini, si possono ipotizzare Primarie anche a Segrate?

«Sono un po’ fuori dalle cose del Pd, ma so che ci stiamo pensando e credo ci siano già due o tre nomi sul piatto. Non so se saranno Primarie di partito o di coalizione, ma con l’aria che tira forse sarebbe meglio la prima opzione».

Tra Renzi e Bersani, chi vince?

«Il segretario Bersani. Matteo Renzi ha buone possibilità, ma solo facendo leva sulla parte dei giovani. I cinque candidati credo che lo disturberanno e gli faranno perdere qualche voto».

 

Proseguiamo con il renziano Paolo Micheli

 

Nome

«Paolo».

Cognome

«Micheli».

Anni

«Trentotto».

Primo partito votato.

«Pds».

In passato folgorato da...

«Nella vita da Carlo Maria Martini. Alla politica mi sono avvicinato con ammirazione verso Romano Prodi».

Perché Renzi?

«Lo conosco e seguo da anni. Ha fatto scelte coraggiose, fin da quando si candidò alla provincia di Firenze. È stato il primo e l’unico sindaco a introdurre lo “stop al consumo di suolo”. Ed è stato anche un capo scout come me, abbiamo amici comuni».

Se vince Bersani?

«Lo voterò e chiederò di votare la coalizione che guiderà».

E se vince Vendola?

«Per il rispetto di genere, almeno come terza forza, penso a Laura Puppato. Brava e simpatica».

Se dico rottamazione?

«Rispondo rinnovamento. C’è in giro un bel desiderio di nuovo. Non mi sembra che sia il momento di ripercorrere le stesse strade, riproporre le stesse facce. L’età non è la cosa più importante, ma non dimentichiamo che grandi nazioni hanno appena avuto leader quarantenni come Cameron e Obama».

Se dico isole Cayman?

«Un’argomentazione contro Renzi tirata per i capelli. Penso che in politica sia meglio confrontarsi su cose più serie. Io almeno faccio fatica a fare il confronto politico amplificando dettagli o pettegolezzi, anche se fanno titolo».

Vorrebbe Bersani come sindaco di Segrate?

«Al posto di Alessandrini? Domani mattina! Dove si firma?»

Le sue tre parole chiave per la politica?

«Impegno, trasparenza, amore per Segrate».

Le Primarie saranno falsate dalle nuove regole?

«Falsate non direi. Certamente sono state rese un po’ più complicate rispetto alle altre volte proprio quando si intravede una competizione vera. Mi spiace soprattutto che siano stati esclusi i sedicenni e i diciassettenni. Penso che sarà, comunque, un altro grande momento di partecipazione democratica ed è bello ricordare che le Primarie sono state introdotte dal Pd ed è un modello che ora seguirà anche il centrodestra».

Un esponente della terza età può votare Renzi?

«Altroché! Chi mi ha contattato per dirmi che sosterrà Renzi ha età ed estrazioni sociali completamente diverse».

Un giudizio su Formigoni.

«Un politico della sua esperienza avrebbe dovuto capire prima che era tempo di farsi da parte, al primo arresto dei suoi collaboratori non all’ennesimo».

Vede già un candidato Pd alla presidenza della Regione?

«In Lombardia è tempo di cambiare. Spero che Ambrosoli voglia e riesca candidarsi per il centrosinistra: c’è bisogno di una persona della sua levatura morale per riportare valori etici in una istituzione scossa da troppi scandali. Altrimenti: Pizzul o Civati».

Berrebbe una birra al tavolo con Bersani?

«Certo e ci farei volentieri quattro chiacchiere. E visto che è originario della provincia di Piacenza,  gli proporrei un bicchiere di Gutturnio delle Cantine Bacchini di Castelvetro Piacentino, paese dove mi sono sposato a settembre».

Cosa ne pensa di Di Pietro?

«Passo. Conosco molta gente che lo stima e immagino il travaglio in un momento delicato della loro storia politica. Ho visto Report e anche la replica Di Pietro. Due considerazioni. La prima: i partiti personali hanno un evidente limite di democrazia interna. La seconda: la trasparenza in politica non è mai troppa. E penso di poterlo dire poiché sono l’unico consigliere di Segrate che ha messo on line la sua situazione economica».

E di Grillo?

«Meglio lui dell’astensionismo. Però l’aggressività del suo linguaggio può essere divertente ma è sempre esagerata e a volte eccessiva. Di Grillo apprezzo l’utilizzo della Rete come mezzo di comunicazione e di scambio di opinione. Però nutro dubbi sulla democrazia completamente digitale: per me la partecipazione alla vita della città richiede socialità e contatto con le persone».

Berlusconi non si candida: ci crede?

«Ormai è inevitabile. Se si riproponesse il Pdl rischierebbe di frantumarsi. La rottamazione sta coinvolgendo anche il centrodestra».

Renzi ha fatto bene ad andare ad Arcore?

«Certo. Aveva chiesto udienza al presidente del consiglio e quando gli è stato offerto un appuntamento non poteva certo star lì a sottilizzare sul luogo».

Cosa le piace di Bersani?

«È una persona intelligente e ha guidato il Pd in un periodo complicato. Assumersi il rischio impopolare di sostenere il governo Monti anziché andare subito alle elezioni, dove magari avrebbe vinto, è stata una scelta coraggiosa».

Cosa, invece, non le piace?

«Mi sembra che all’interno del partito sia rimasto troppo a lungo ostaggio dei soliti nomi che l’hanno portato alla segreteria, Penati compreso».

È prematuro, ma per il dopo Alessandrini, si possono ipotizzare Primarie anche a Segrate?

«Assolutamente sì. Le primarie sono un fatto democratico»

Tra Renzi e Bersani, chi vince?

«Matteo al ballottaggio. E voteranno in tantissimi».