«La gente sa che non possiamo fare miracoli, ma crede in noi». «La vera frustrazione è combattere contro la burocrazia». «Con i capi settore ho instaurato fin da subito un ottimo rapporto. Sarà la nostra carta vincente»

2016-10-21

I fatidici cento giorni da sindaco li ha raggiunti. E in questi casi è possibile fare un primo bilancio dell’esperienza che si sta vivendo. Per questo motivo abbiamo deciso di incontrare Caterina Molinari e di sottoporla a qualche domanda di rito. Partiamo. Tre mesi abbondanti da primo cittadino.
Sinceramente, l’impatto se l’aspettava com’è stato oppure no?
«Onestamente me l’aspettavo un pochino più fluido dal punto di vista di certe procedure. Però, quando si inizia un nuovo lavoro, si è consapevoli che bisogna prendersi del tempo per fare funzionare al meglio la macchina e trovare le giuste misure con i collaboratori. Poi è chiaro che ci sono cose che si possono e devono migliorare».
Ad esempio?
«Ad esempio abbiamo deciso di investire molto sul settore del lavoro pubblico e speriamo che questo possa portarci benefici importanti. Sotto certi punti di vista prima erano considerati a livello zero».
Da quando è sindaco la prima soddisfazione che le viene in mente qual è?
«Il buon rapporto che si è instaurato con tutti i capi settore. Ed è una cosa fondamentale perché sono loro il braccio armato dell’azione politica. Impostare con loro il giusto dialogo è essenziale. Essere partiti da questo primo punto  sono convinta sia la carta vincente per il nostro futuro Ora dobbiamo lavorare sull’affinare l’interazione tra loro. E poi trovo una bella soddisfazione sentire molto vicine le persone comuni. All’inizio ci poteva stare, ma l’affetto sta proseguendo ancora. Sanno che non possiamo fare miracoli, ma ci apprezzano e ci dimostrano entusiasmo».
E la prima delusione, invece?
«C’è un po’ di frustrazione quando la burocrazia e i tempi tecnici si frappongono in maniera incomprensibile tra noi e i risultati che vogliamo perseguire. Chi non è abituato ad avere a che fare con il pubblico non riesce proprio a capacitarsene».
In campagna elettorale aveva presentato 14 punti, da impostare nei primi 100 giorni nel caso di elezioni. Quanti ne ha effettivamente realizzati?
«Molto presto presenterò i risultati in maniera ufficiale. Per ora posso comunque dire che il Pd non ha fatto bene i conti (in un comunicato stampa ne attribuiva completati solamente tre, ndr.). Alcuni punti, infatti, sono stati avviati e necessitano di tempi tecnici non dipendenti da noi per essere conclusi mentre due saranno realizzati nei prossimi consigli comunali che sono già calendarizzati».
Si possono dire quelli che sicuramente non avete fatto?
«La parte riguardante la sistemazione e il rilancio delle palestre, solamente perché abbiamo scoperto un progetto per la messa in sicurezza della scuola dell’infanzia di Bettola che risaliva al 2015 e abbiamo preferito investire i fondi previsti su questo. E poi la convenzione con la Croce Rossa con cu, però siamo in trattativa».
E poi ci sarebbe l’impianto di raffrescamento dell’asilo di San Bovio...
«Dove abbiamo deciso di seguire la strada che prevede la collaborazione con Vitali, il committente del lavoro, con il quale abbiamo aperto un importante dialogo laddove prima nessuno ci era riuscito. Presto ci sarà il risultato. E già che ci siamo sistemeremo anche l’ingresso e porteremo il giusto decoro alla parte esterna».
L’opposizione sta semplicemente facendo il suo lavoro o sta esagerando?
«Qui si dovrebbero fare delle distinzioni».
Va bene. Partiamo dal Movimento Cinque Stelle.
«Che fa la sua classica opposizione con domande e mozioni interessanti. Con loro c’è un buon rapporto».
Poi troviamo Forza Italia...
«Con loro c’è stata una buona collaborazione sulla vicenda dei migranti. In consiglio comunale, invece, per ora non sono stati molto attivi».
E infine il centrosinistra...
«Il Pd fa una vera opposizione di principio. Non mi è piaciuto il loro atteggiamento sulla questione dei profughi. In modo strumentale, prima hanno fatto intendere di collaborare poi si sono arroccati su motivazioni pretestuose non agevolando la comunicazione con gli enti dove sono ben rappresentati. Di fatto non hanno cercato di aiutarci a risolvere la questione».
A proposito di profughi, il centrodestra dal quale lei ha trovato appoggio è per un fermo no nei loro confronti. Una volta per tutte vuole ribadire la sua posizione?
«Confermo che sono per l’accoglienza diffusa sulla base delle direttive dell’Anci che prevede 2,5 migranti ogni mille abitanti. Con il centrodestra ci troviamo d’accordo quando asseriamo un fermo no alla tendopoli».
Cambiamo argomento. Tema trasporti: l’abolizione del bus a chiamata è un obiettivo?
«Sì. La nostra idea è di convertirlo in un altro servizio».
Quale?
«Passare dal concetto dell’attuale circolare che passa in ogni quartiere e ci mette un’eternità per arrivare a individuare due punti importanti da dove partono i mezzi verso gli altri Comuni. E poi allestire delle navette interne alle frazioni che, senza fare tutto il giro, raggiungano agilmente queste due fermate».
A chi dice che questa maggioranza è sbilanciata su San Bovio cosa replica?
«Che non è così. Ci stiamo dedicando a tutte le frazioni. Non a caso ho voluto i referenti di quartiere che ci tengono informati costantemente sulle singole realtà. E poi basti pensare che la prima cosa che abbiamo fatto è stata cambiare la circolazione a Canzo, e che la seconda è stata predisporre le strisce pedonali a Linate».
Da quando è stata eletta sindaco si sente un po’ tirata per la giacca?
«Se si intende che tanti cittadini mi chiedono di essere ricevuti per segnalarmi problemi e disagi allora dico di sì. Ma è chiaro che la domanda prevede un’accezione negativa della cosa. E allora rispondo di no. Anzi, alcuni imprenditori edili sono stati rimessi al loro posto. A differenza di prima, da me senza appuntamento non entrano in ufficio».
Le è già scappata la tipica frase: ma chi me l’ha fatto fare?
«No, perché è una sfida incredibilmente bella».